I tre cammini

Pellegrinaggi dello spirito e del corpo nella musica europea medievale (XII-XIII sec.)

i tre cammini
Il pellegrinaggio rappresenta, nel medioevo, un'avventura spirituale, un'occasione di purificazione rituale e collettiva.

Tra le principali mete verso le quali il pellegrinaggio si rivolge, e cioè Roma, Santiago de Compostella e Gerusalemme, è quest'ultima a rappresentare la meta sicuramente più importante.

A statuire che il pellegrinaggio a Gerusalemme avrebbe avuto valore pro omni potentia ci aveva pensato il Concilio di Clermont, ed Urbano II aveva garantito ai partenti per la Terrasanta l'indulgenza plenaria, la remissione d'ogni colpa e la redenzione dai peccati. Nei confronti del pellegrinaggio in Terrasanta le Crociate vennero quindi a rappresentare una continuazione, un diverso proseguimento di quella tradizione che aveva percorso il popolo dei fedeli negli anni prima e dopo il Mille.

Ricca la documentazione di una produzione lirico musicale volta, dapprima, a sostegno delle crociate e, in seguito, tesa nello sforzo di moralizzazione e riconduzione ai principi originari del pellegrinaggio armato, ben presto degenerato in una fosca avventura dai contorni certamente non edificanti. Tra i temi di "persuasione" adottati, potremmo dire, a fini propagandistici dai cantori delle Crociate, di particolare rilievo è l'avviso che la spedizione in Oriente fosse voluta direttamente da Dio e rivestisse quindi carattere di impresa sacra (dando così origine al concetto di guerra santa che, solo in seguito, verrà ripreso dai musulmani inaugurando di fatto la nascita dell'intolleranza religiosa).

Diverso concetto di pellegrinaggio , di natura squisitamente stanziale, è quello rappresentato nella produzione laudistica dell’Italia dei comuni, nella celebrazione dei Santi, che vengono qui a rappresentare l’esempio luminoso del pellegrinaggio della vita terrena che, dal peccato o dall’oscurità delle origini, conduce lungo un cammino che troverà la sua meta nel fulgore della fede e della santità.

La diffusa credenza, forse più suggestiva che fondatamente storica, che a stimolare la produzione di canti religiosi in lingua volgare e nelle forme della musica profana fosse stato proprio il "Poverello di Assisi", è sintomatica di quanto intimo fosse il rapporto tra la nascita della "lauda" e lo svilupparsi di una nuova concezione della religiosità. Le guerre sanguinose tra Federico II ed il Papato avevano in tal modo prostrato l'Italia da far credere prossimo il Giudizio Universale quale evento culminante di una serie di accadimenti funesti.

I Frati mendicanti vennero quindi a rappresentare un nuovo modello di fedele, quasi un esempio da seguire ed imitare. L'incitamento di San Francesco a cantare le lodi al Signore "tanquam joculatores Dei" trova risposta, forsanche non diretta, nel trasformarsi delle fraternite in fraternite di cantori di lodi, di Laudesi.

Facesti la corte ralegrare,
dolcissimi versi cantare
davanti l'alta maiestade
raddendo laude con amore.

(dal "laudario di Cortona" ,lauda XXXVI ,in onore di S. Francesco)

E' in questo particolare clima di fermento religioso che vedono la luce le prime "laude" e che nascono le prime "fraternite di Laudesi" . La prima di queste fraternite , di cui si abbia notizia, nacque a Siena nel 1267 e tale nuovo costume non mancò di diffondersi per tutta l'Italia centrale.

Della ricca produzione laudistica due le fonti principali (vuoi per notorietà, vuoi per completezza d'impianto): i laudari Cortonese e Magliabechiano.

La lauda ha una struttura del tutto simile a quella della ballata profana. La organizzazione in ritornelli e stanze e le caratteristiche del materiale poetico fanno pensare ad una esecuzione dalle forti componenti drammatiche giocata tra solisti ed assemblea. A volte ingenuo, a volte profondo e drammatico, il sentimento religioso che si avverte tra le melodie ed i versi delle laude è sicuramente coinvolgente nella sua sincerità e capace di trasmettere quella forza spirituale che è il primo motore di questa produzione poetico-musicale.

La terza sezione del concerto presenta alcuni canti della tradizione “giacobita” raccolti nel notissimo Libre Vermell de Montserrat. Si tratta qui di canti o di provenienza profana “contraffatti” in chiave devozionale o di brani polifonici probabilmente commissionati ad uopo. La figura del pellegrino, del suo disagevole cammino di testimonianza di fede, rappresenta un “topos” della letteratura medievale europea tanto da figurare testimoniato in produzioni lirico-musicali non direttamente legate al tema del pellegrinaggio, come appunto avviene nella Cantiga de Santa Maria qui presentata in apertura della terza sezione.

Esempi audio

Laudi Mariane - Regina Pretiosa

Laudi Mariane - Regina Pretiosa (strumentale)

Polorum Regina