Nell’Italia degli anni ‘80 le “passioni” artistiche si intrecciavano spesso all’impegno civile e all’idea di una società più “giusta”, libera e liberata dalle pastoie delle ingiustizie sociali.
Era l’Italia di Gianni Rodari e di Fabrizio De Andrè e ancora permeata dello spirito di don Milani e della sua “Lettera a una professoressa”; un paese dove nella scuola fiorivano laboratori di teatro e di musica e si sperimentavano proposte stimolanti in cui tradizione e novità creativa si mescolavano e si ricercavano.
Gli allora giovani componenti di quello che sarebbe diventato il Dramsam si lasciarono travolgere da quella ondata di passione e interesse per la musica, il teatro, la danza, sperimentando, senza preclusioni di genere, musica popolare e contemporanea, teatro di figura e gestuale, danza contemporanea e danza storica.
Approdarono per caso ( o per destino ?!) alla cosiddetta musica antica, all’ascolto e al recupero, dapprima curioso e stupito, del repertorio storico frutto di un’epoca erroneamente considerata “buia” che aprì loro, progressivamente, un universo completamente diverso da quello appreso e “filtrato” attraverso il nozionismo scolastico e i film su Robin Hood.
Non fu amore “a prima vista” ma un innamoramento lento e progressivo che, nonostante gli anni e le perdite insostituibili, continua ancora oggi.
Alessandra Cossi